#OPS - Elisa Maino RECENSIONE





“#OPS”, di Elisa Maino - RECENSIONE





SCHEDA TECNICA
Autore: Elisa Maino
Titolo: #OPS
Editore: Rizzoli, prima edizione, 15 Maggio 2018
Pagine: 268
Lingua: Italiano
Genere: Narrativa, Romanzo sentimentale

AUTORE
Elisa Maino, 14 anni, star di Musical.ly, Instagram e Youtube. Ha collaborato con Kiko Milano per la produzione di prodotti d’estetica e con altre web star Italiane fra cui il rapper Mr. Rain. Frequenta il liceo classico e nutre una forte passione per la danza. “#ops” è il suo primo romanzo.

PERSONAGGI PRINCIPALI
Ø  Evelyn: la protagonista. Tipica ragazza di città, sogna d’entrare all’accademia di danza. Ingenua, quasi al limite del puerile, e fortemente insicura. Nonostante ciò, dotata d’una spiccata forza d’animo il cui fondamento risiede nella nonna.
Ø  Chris: il ragazzo di cui è innamorata. Stereotipo del montanaro buzzurro: chiuso di pensiero, fondamentalmente ignorante, fanatico di protezione ambientale. Alle spalle ha un passato tragico sfociato nell’alcolismo del padre e nella scomparsa della madre. La sua aggressività deriva dall’impossibilità di riporre fiducia nel prossimo, fattore che gli impedisce di mostrare la bontà d’animo che, invece, lo caratterizza.
Ø  Alice: amica d’infanzia della protagonista. Ha la funzione di sostituire gli “amici fidati della città”, mostrando che la semplicità prevale sulle pretese. Nonostante il ruolo marginale nel corso della vicenda, si rivelerà fondamentale per smuovere la trama.
Ø  Nonna Lea: la nonna di Evelyn, nonché vera protagonista del racconto. Motore fondamentale e necessario della crescita della ragazza verso la fiducia in se stessa e nel rapporto con gli altri.

SETTING
La vicenda di svolge per la quasi interezza nel paese di montagna (non direttamente nominato) nel quale abita la nonna della protagonista. Tempo della storia e del racconto coincidono: difatti l’opera è scritta a focalizzazione interna (punto di vista della protagonista, non onniscente), prima persona e al tempo presente.

SINOSSI
Evelyn si trasferisce per le vacanze estive dalla nonna, in montagna. Qui incontra la sua amica d’infanzia Alice e una compagnia di ragazzi di cui fa parte Chris. All’inizio i rapporti fra i due sono avversi, ma grazie alla fortuita collaborazione nel corso di una festa locale nascerà un tenero e innocente sentimento d’amore reciproco.
Evelyn, durante la sua permanenza, prepara l’ammissione all’accademia d’arte e coltiva il suo rapporto con Chris, tanto che lui le mostra il suo “luogo segreto”: una sorta di radura incontaminata nel profondo della foresta, il cui proprietario è il padre di Chris, alcolista. In quel luogo dall’aspetto fiabesco i due girano un video musicale da presentare all’accademia di danza come prova d’ammissione: Chris suona la chitarra ed Evelyn balla.
Alice, invidiosa del neonato amore perché lei stessa invaghita di Chris, nega la parola ad Evelyn; lo stesso giorno qualcuno rivela al padre di Alice, impresario edile, il luogo segreto di Chris: prontamente lo acquista e decide di spianarlo per costruirci una palestra di danza.
Chris crede che la fedifraga sia Evelyn, e così il rapporto fra i due s’infrange; irato poi nei confronti del padre che ha venduto quel brano di terreno, teatro di preziosi ricordi con sua madre, abbandona casa propria verso destinazione ignota.
Per ironia della sorte, lo stesso giorno l’accademia comunica ad Evelyn che il suo video ha passato le selezioni. Per l’ammissione, tuttavia, dovrà ripetere la medesima performance con lo stesso accompagnatore in presenza fisica della giuria.
L’estate sfiorisce e arriva il giorno dell’audizione. Evelyn è ormai rassegnata a danzare senza accompagnamento, quando Chris compare all’improvviso e risolve l’impiccio. I due si riappacificano e si mettono insieme.

ANALISI STILISTICA
Lo stile dell’autrice si presenta diretto e telegrafico, ricalcando la struttura della messaggistica istantanea o dei messaggi sui social network: i corti periodi sono scanditi in una successione disarmonica di coordinate separate da virgole; quasi assenti le subordinate di qualsivoglia genere così come congiunzioni diversa da “e” e sporadici “ma” (i quali, si segnala, non sono mai preceduti dalla necessaria virgola).
Il registro è medio-basso e spazia ampiamente nel gergo giovanile, le cui espressioni vengono integrate nelle sequenze narrate in maniera libera, fuor di discorso diretto. Alla luce di ciò e per via della singolare struttura del narrato, che appare frammentario ed istintivo, si potrebbe definire l’intero romanzo come un “lungo ed unico flusso di pensiero” scandito a tratti dalla presenza dei discorsi diretti.
Vengono utilizzate alcune similitudini e rare metafore, ma sono pressoché assenti altre figure retoriche. All’interno delle espressioni gergali, si ritrovano a volte iperboli.
Quanto sopra esposto è da riservarsi alla sezione dell’opera compresa fra le pagine 1-210 e 250-268. La parte compresa, infatti, fra pagina 210 e 250 presenta uno stile evidentemente differente: numerose subordinate, descrizioni brevi ma efficaci degli atteggiamenti dei personaggi, un lessico di maggiore rilevanza ed una struttura sintattica più scandita, precisa, armoniosa, dove la punteggiatura viene utilizzata con modalità consuete. In questa sezione i dialoghi, prima preponderanti, lasciano spazio alle descrizioni e la focalizzazione diviene più ampia, lasciando spazio ad elementi esterni oltre il limitato stato emotivo della protagonista.

COMMENTO
Sin dalle prime battute l’opera appare fortemente inficiata dalla giovane età della scrittrice e dal suo essere, questa, la sua opera prima:
Ø     I dialoghi appaiono a volte forzati o incoerenti per quanto riguarda il registro, con l’utilizzo di espressioni difficilmente riscontrabili in una conversazione diretta fra due persone o fortemente desuete, nonostante l’obiettivo sia la caratterizzazione del personaggio per quanto riguarda il suo essere “contadino”;
Ø     Il ritmo viene a più riprese spezzato da intromissioni del narratore esterno che nella maggior parte dei casi sono ridondanti. Lo stato d’animo della protagonista è sottolineato con eccessiva insistenza, anche quando non strettamente necessario. Questo, in talune occasioni, spezza anche la suspance o la serietà del momento a causa dell’innocenza quasi puerile della protagonista. Ovvero, la narrazione risulta purtroppo spesso ridondante;
Ø     Sono numerosissime le “frasi fatte” o “espressioni gergali”, più nelle sezioni di narrazione che nei dialoghi. Questo aspetto farà storcere fortemente il naso ai lettori veterani, mentre avrà un effetto empatico nei confronti del pubblico giovane. In pratica, appesantiscono il narrato;

Oltre a quanto appena elencato, sono presenti ulteriori criticità.
Anzitutto, per quanto riguarda lo stile: la continua successione di subordinate e virgole rende il dettato non fluido e confuso. Anche in questo caso, i lettori più anziani ed esperti ne avranno fortemente a risentire, mentre giovani ai primi testi o fortemente avvezzi ai moderni mezzi di comunicazione potrebbero ritrovarsi maggiormente. La scansione telegrafica e secca, per quanto mi riguarda, è stato il dettame fondamentale e principale del tedio che ho provato nei confronti delle prime pagine dell’opera.
Per scelta dell’autrice, vengono inseriti marchi commerciali: non solo il rossetto che ella stessa ha prodotto insieme a Kiko e il brano musicale di Mr Rain cui lei ha partecipato, ma anche nomi di serie televisive possedute da servizi a pagamento mensile. Inoltre, marche di scarpe ed automobili. Nella narrativa vi sono regole non scritte, una di queste è, per l’appunto, non inserire nomi commerciali. Questa critica, tuttavia, è una mia puntigliosità: non è un errore sintattico o grammatico o logico, solamente risulta spiacevole a numerosi lettori. Pur essendo, lo ammetto, una fine trovata commerciale.
personaggi sono fortemente stereotipati, o per meglio dire “idealizzati”. Non bisogna, però, cadere nell’errore di giudicare questo un fattore negativo: data la vicenda e il target di lettori, appare una scelta giustificata e comprensibile. Lettori più esperti sorvoleranno sulla vicenda, mentre quelli alle prime armi avranno a disposizione dei topos riconoscibili e per questo facilmente comprensibili, identificabili, immaginabili. Le due grandi eccezioni sono Evelyn (ritratto della protagonista, che espone tutte le insicurezze e il brio della giovanissima Elisa) e la nonna Lea. Quest’ultimo personaggio, in particolare, riveste una posizione e un ruolo primario nella vicenda e nel libro: è un respiro ampio e pacato ad ogni sua battuta, capace d’evoca nella memoria il ricordo di chi, come me, ha avuto una (o più!) nonna saggia a svelargli i misteri del mondo. Si potrebbe, in effetti, definire l’unico vero personaggio a tutto tondo della vicenda, dotata di una sua precisa personalità, preoccupazioni, speranze, obiettivi, passato e coerenza.
Passando infine alla trama, l’ho trovata lineare e pressoché priva di colpi di scena. Nonostante ciò, mi sento in dovere di non criticarla e, anzi, presentarla quale punto fortemente a favore di quest’opera. Ricalcando la struttura classica di numerosi teen drama, permette ai personaggi di esporre le proprie personalità e i rapporti fra loro intessuti, riuscendo nelle battute finali della vicenda ad empatizzare e catturare il lettore con una successione di scene efficaci e fortemente emotive, reali e soprattutto realistiche. Peccato che questo non si possa dire del resto dell’opera e soprattutto del catastrofico finale: la prima metà del romanzo scorre lineare, con le giuste forzature cui si può anche chiudere un occhio in favore della vicenda senza pretese; d’un tratto si assiste alla crescita repentina della protagonista, della storia e dell’autrice stessa, che ci getta addosso una violenta realtà in disfacimento, l’esposizione cruda dell’insicurezza della protagonista, e l’inesorabile corso degli eventi che non sempre porta alla risoluzione degli squilibri.
Infine, la disfatta: senza bisogno alcuno ci viene propinato un happy ending. Certo, per il target cui l’opera è indirizzata pare giustificato e, date le premesse di trama, anche abbastanza prevedibile. Tuttavia, leggendo le (ormai l’avrete capito) famose pagine da 210 a 250 mi ero illuso che la vicenda ci avrebbe, ad ultimo, regalato qualcosa di più. Un’occasione sprecata, che nulla però inficia sulla generale positività del giudizio nei confronti della trama.

Mi sembra quantomeno necessario presentare anche i punti positivi dell’opera. Due, in particolare, mi hanno colpito: la sezione dove Chris porta Evelyn nel suo “posto segreto” e il lungo dialogo con la nonna all’ospedale dopo che questa ha avuto un ictus. Entrambi i punti sono, a mio avviso, notevoli: per struttura della narrazione, per semplicità e nonostante questo forza emotiva dei contenuti, per quanto riescano a focalizzare l’attenzione del lettore.
Sul resto dell’opera caratterizzata da una generale mediocrità di contenuto e stile, fortemente ridondanti e a tratti tediosi, queste sezioni condensano a pieno il fine ultimo dell’opera e il suo messaggio: l’importanza dei ricordi e degli affetti su essi costruiti.

Colgo quest’ultima affermazione per esprimere un giudizio su quello che la stessa autrice cita come contenuto fondante del libro: Ora Puoi Scordarmi.
Per come è inserito nel finale della vicenda, appare forzato e quasi privo di logica, non essendo spiegato a mio avviso efficacemente il collegamento logico. Nonostante ciò, il significato di cui è portatore è sorprendente considerando il target e la natura di quest’opera: sottintende che le emozioni connesse ad un ricordo, soprattutto se potenti, resteranno anche quando i piccoli dettagli (visivi, uditivi, sensibili) svaniranno; in questo modo, ciò che è stato importante per la nostra vita e per la crescita resterà sotto forma di forza misteriosa, implicita, sempre presente. Allo stesso modo, il ricordo di nonna Lea guiderà per sempre la giovane Evelyn come fuoco, insegnamento, vita, sebbene lei la scorderà.
Se il lettore avrà la pazienza e l’accortezza di leggere questo messaggio fra le righe, non potrà che stupirsi della sua profondità, e questo libro potrà lasciargli qualcosa.

Concludendo, “#ops” si presenta come un lineare dramma romantico giovanile dai personaggi fortemente stereotipati ma altrettanto efficaci, che presenta realtà infantili affiancate da drammi più adulti che, purtroppo, falliscono nel trovare il giusto rilievo. Nonostante ciò, il target del racconto (identificabile in ragazzi fra i 10 ed i 14 anni, soprattutto femmine) risulta più che adeguato ai suoi contenuti, perciò la lettura risulterà piacevole ai più giovani mentre farà a molteplici riprese storcere il naso a qualche giovane adulto e adulto più avvezzo a romanzi di differente spessore e pretese.
Ottimo dunque per il target, ma assai meno per quanto riguarda lo stile: la scansione ritmica del narrato rasenta l’errore sintattico per via della sua successione implacabile di coordinate e l’utilizzo delle virgole è a più tratti scorretto, togliendo fluidità e comprensione al testo.
Un’opera prima discreta e dalle buone premesse narrative, tuttavia fortemente inficiata dalle criticità e lacune della sintassi. Consiglio il libro alle lettrici giovanissime e alle prime letture; agli altri suggerisco di non lasciarsi distrarre dalle evidenti forzature di trama, luoghi comuni e semplicità dei tratti dei personaggi per poter cogliere il senso profondo del libro e il messaggio, sfuocato, che intende trasmettere.

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